TEMA – MUSICA LIRICA E SINFONICA: ESPERIENZE, ANALISI, PROPOSTE
Nota Introduttiva
Paolo Leon, Gestire e valutare la musica lirica come bene di merito
Carlo Fontana, La crisi delle fondazioni liriche: un’analisi dolorosa ma necessaria
Gioacchino Lanza Tomasi, Una legislazione latitante: la riforma del settore resta in lista d’attesa
Antonio Cognata, L’esperienza del Teatro Massimo di Palermo
Xavier Greffe, The case of Paris Opera
Valerio Tuccini, Cause e sintomi della malattia dei costi nella lirica
Fabio Severino, Quale rilancio della lirica senza legittimazione sociale?
Alessandro F. Leon, Scelte e prassi nuove per la musica lirica e sinfonica in Italia
Argomenti
Paolo Leon, David Throsby, The Economics of Cultural Policies – a Review Article
TESTIMONIANZE
Fiorenzo Alfieri, Giocare la carta della cultura
DOCUMENTAZIONE
Legge n. 100 del 29 giugno 2010 «Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali»
RECENSIONI
Antonio Di Lascio e Silvia Ortolani, Istituzioni di diritto e legislazione dello spettacolo. Dal 1860 al 2010, 150 anni dell’Unità d’Italia nello spettacolo (L. Trezzini)
Élie Barnavi et Maryvonne de Saint Pulgent (sous la direction de), Cinquante ans après. Culture, politique et politiques culturelles, enjeux de la mondialisation culturelle (F. Cominelli)
Nota Introduttiva
Questo numero è dedicato ad un tema scottante e di estrema attualità: lo stato di crisi strutturale e permanente delle fondazioni liriche e sinfoniche italiane (FLS), reso manifesto dall’approvazione della legge n. 100/2010 con la quale il Ministero per i beni e le attività culturali (MiBAC) ha cercato di arginare la crescita di un passivo che in pochi anni ha raggiunto e superato complessivamente i 100 milioni di euro.
La rivista nel corso degli anni ha pubblicato numerosi articoli che esaminano il problema degli enti lirici da moltissimi aspetti: la produzione, il consumo, la varietà artistica, il problema del costo del lavoro, la complessità operativa, l’ente lirico come impresa, le riforme e le politiche statali e regionali per la lirica. In particolare, nel 2004, la rivista pubblicava anche un «Quaderno»1 in occasione del dibattito nato attorno allo stato della riforma degli enti lirici. Oggi è sembrato di nuovo importante fornire un ulteriore contributo ad un dibattito che risulta sempre più caratterizzato da una polemica sterile e disinformata, da una crescente radicalizzazione delle posizioni dalle quali spesso non emergono le opposte ragioni in forma comprensibile. In effetti, le fondazioni si comportano come certi pugili rimasti in piedi dopo il suono del gong, che con sguardo stupito vagano sul ring, sospinti da una residua forza di provenienza ignota. In bilico tra due esiti incerti – verso il deposito dei libri contabili presso il tribunale, verso l’approntamento di contromisure per riportare in equilibrio il bilancio di esercizio – le FLS assumono un comportamento che sembra quasi autodistruttivo.
Le fondazioni lirico-sinfoniche sono enti privati di grandissime dimensioni, non possono cambiare o modificare la funzione produttiva senza rivoluzionare o re-interpretare norme, regole e prassi che datano decenni; la riduzione improvvisa e molto significativa delle risorse statali – quelle del FUS – non consente alcun processo di adattamento graduale e ciò potrebbe portare, se il Ministero del Tesoro proseguisse questa politica con freddezza, persino alla futura chiusura definitiva del settore lirico. Molti economisti esperti di finanza pubblica e alfieri del pensiero imperniato sul liberalismo economico non si interrogano sul problema della sostenibilità dei processi di ristrutturazione del settore culturale e si stupiscono della mancanza di meccanismi di riequilibrio automatici all’interno delle fondazioni. Negli Stati Uniti, il rispetto del vincolo di bilancio è assoluto: non è infrequente che, allo scopo di preservare una sostenibilità finanziaria, le fondazioni culturali americane licenzino i dipendenti o addirittura vendano parte del patrimonio, anche culturale2. Non si tratta certo di buone pratiche, di modelli giuridici e gestionali da seguire, poiché queste situazioni costituiscono il fallimento di una politica pubblica veicolata da un sistema basato sul diritto privato. Tuttavia, è evidente che non vi è responsabilità da parte degli organi decisionali delle FLS italiane sulle conseguenze del fallimento (penali, civili, amministrative), così come avviene per le imprese nel settore privato. L’autonomia istituzionale, tipica del modello della fondazione, sembrava una scelta che potesse apportare solo vantaggi in termini gestionali (efficienza, efficacia, flessibilità di tempi, capacità decisionale, ecc.) e non ci si accorgeva del rovescio della medaglia: che in certe circostanze si impongono scelte dolorose e difficili che possono mettere a repentaglio le attività stesse ed i rapporti consolidati interni ed esterni all’ente – nel caso delle FLS con i lavoratori, con gli stakeholder, con gli spettatori. La soppressione del concetto di teatro pubblico (o teatro di Stato) ha reso più fragile il ricorso ad un sostegno continuativo delle attività musicali che, come è noto, non possono sostenersi attraverso il ricorso al mercato3. Ci si è scordati del merito collettivo e sociale della musica lirica, una forma d’arte nata in Italia e diffusissima in tutto il mondo sviluppato e non, frequentata da milioni di spettatori, un mercato internazionale che è in grado di diffondere in modo efficace, intuitivo e immediato l’immagine italiana all’estero. Tali benefici non li considera nessuno al momento opportuno perché esterni: inglobati in parte (ma non solo) nei bilanci delle imprese italiane esportatrici, si riversano nei rapporti tra deficit e PIL del nostro paese anno dopo anno, ma il merito che ne deriva non è attribuito alla musica lirica ed alla cultura.
Come nella metafora del pugilatore, si spera che qualcuno faccia qualcosa, in attesa di un intervento esterno risolutore, con la segreta speranza che tutto rimanga com’è, associando irragionevolmente le FLS alle fondazioni del settore bancario europeo o statunitense, che sono state salvate perché «too big to fail».
Lo sviluppo del Tema è affidato ai contributi di operatori culturali, che hanno maturato una specifica competenza come soprintendenti di teatri lirici italiani (Carlo Fontana, Gioacchino Lanza Tomasi e Antonio Cognata, che è anche economista) e alle analisi e riflessioni di economisti italiani e stranieri (Paolo Leon, Valerio Tuccini, Xavier Greffe, Fabio Severino). L’intervento finale, di chi scrive, svolge una lettura di sintesi di questi contributi e avanza proposte per avviare a soluzione su basi innovative, concrete e aperte al futuro i problemi nei quali si trascinano da troppi anni la musica lirica e sinfonica in Italia.
(Alessandro F. Leon)
Note
1 LEON, A. F. e RUGGIERI, M. (2004) (a cura di) Il costo del melodramma, Quaderno della rivista Economia della Cultura, Bologna, Il Mulino.
2 Si veda S. Aquaro, «Capolavori in vendita per debiti. L’agonia dei musei statunitensi», La Repubblica, 07/12/2010.
3 Esiste una letteratura estesissima sull’insostenibilità finanziaria delle imprese culturali, che data sin dall’origine del settore dell’economia della cultura: l’articolo seminale di Baumol e Bowen è dedicato al problema del prezzo del biglietto di uno spettacolo che non ripaga il costo di esercizio, e che in genere non raggiunge il 25% del costo di gestione dell’attività culturale. Per una recente trattazione sul valore economico della cultura, v. D. Throsby, The Economics of Cultural Policies, Cambridge UK, Cambridge University Press, 2010, recensito in questo fscicolo.
Riferimenti bibliografici in tema di attività musicali e enti lirici
a) Nell’archivio della rivista «Economia della cultura»
Anno XX, 2010 / n. 1
Alessandro F. Leon, Enti lirici tra fini pubblici, irresponsabilità d’impresa e autonomia territoriale
Anno XVIII, 2008 / n. 2
Marcello M. Mariani, Il Teatro Comunale di Bologna: risorse umane e rigidità strutturali
Anno XVI, 2006 / n. 1,
Alessandro F. Leon e Valerio Tuccini, La crisi delle fondazioni liriche: solo un problema gestionale?
Anno XV, 2005 / n. 4
Fabio Guerra, Le fondazioni nel settore culturale: il caso di Musica per Roma
Anno XV, 2005 / n. 2
Cristina Gambini, Il distretto della lirica in Emilia-Romagna
Alessandro Crociata e Giulio Stumpo, La musica napoletana: ipotesi per un distretto culturale
Anno XIV, 2004 / n. 4
Carla Bodo, Per una concertazione dei finanziamenti pubblici alla lirica
Anno XIV, 2004 / n. 2
Anna Laura Bellina e Luigi Tessarolo, Per un’edizione elettronica dei libretti d’opera
Alessandro F. Leon, e Marcello Ruggieri, (a cura di) (2004), Il costo del melodramma, Quaderno della rivista Economia della Cultura, Il Mulino, Bologna.
Alessandro F. Leon, Enti lirici: conseguenze della trasformazione in fondazione
Marcello Ruggieri, Il teatro lirico tra pubblico e privato (1898-2001)
Giorgio Pugliaro, Il teatro musicale degli anni novanta in Italia: le stagioni liriche 1991-2000
Giuseppe Calanna, Il teatro musicale contemporaneo negli enti lirici (1941-2000)
Anno X, 2000 / n. 2
Bruno Bises, Indicatori di performance delle istituzioni culturali e contributi statali
Tommaso Palazzi, La valutazione delle attività delle fondazioni liriche
Anno VIII, 1998 / n. 3
Sicca M. L., Il ruolo del management negli studi sulle performing arts
Anno VII, 1996 / n. 1
Sandro Bosso e Fabrizio Davide, Nuovi scenari di offerta mediale: concerti, opera e balletto
Anno VI, 1996 / n. 2
Francesco Bottone e Marcello Ruggieri, Teatro lirico e innovazioni tecnologiche: un rapporto possibile?
Anno II, 1992 / n. 4
Marcello Ruggeri, Enti lirici e mercato fonografico: uno spazio limitato
Anno II, 1992 / n. 2
Maria Venturini, Appello per una decisa scelta politica a favore della lirica
Xavier Dupuis, Il teatro lirico: storia di un infernale percorso economico
Marcello Ruggieri, Enti lirici e mercato fonografico: uno spazio limitato
Ruth Towse, Formazione e impiego dei cantanti in Gran Bretagna
b) Nei Rapporti decennali realizzati dall’Associazione per l’Economia della Cultura
Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1980-1990 (a cura di) Carla Bodo (1994), Roma, Istituto Poligrafico dello Stato.
Carlo Fuortes, Gli enti lirici negli anni ’80. Un’analisi economica
Marcello Ruggeri, Le attività musicali
Lamberto Trezzini, Il quadro di riferimento dello spettacolo dal vivo
Stefano Gorelli, Il pubblico dello spettacolo dal vivo: il caso dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro Comunale di Bologna
Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000 (a cura di) Carla Bodo e Celestino Spada (2004), Bologna, Il Mulino.
Alessandro F. Leon, Le attività musicali
Alessandro F. Leon, Gli enti lirici alla ricerca di un nuovo equilibrio
Roberto Giuliani, Beni musicali: consistenza, tutela, valorizzazione
Carla Bodo e Giulio Stumpo, Le risorse finanziarie per lo spettacolo